gli animali di eugenio montale

 

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1996
1 stamp with  a Hoopoe on .
 Upupa epops
 maudoc.com
ibolli.it

montale    INtervista

 

.... mostra quanto di più caro conserva nella sua casa  .....  un'upupa e un martin pescatore impagliati REGALATI DA GOFFREDO PARISE .

due uccelli ai quali ha dedicato alcuni dei suoi versi più belli.    

Li osserva con amore   con tenerezza carezzando le loro piume coperte da un leggero strato di polvere.     

Sono molto affezionato a loro.

Mi fanno sempre compagnia nella mia camera.  Fra i due preferisco il martin pescatore.   Forse perché è il più piccolo e sembra così indifeso .

martin pescatore

gloria del disteso mezzogiorno
quand’ombra non rendono gli alberi,
e più e più si mostrano d’attorno
per troppa luce, le parvenenze, falbe.
il sole, in alto, – è un secco greto.
il mio giorno non è dunque passato:
l’ora più bella è di là dal muretto
che rinchiude in un occaso scialbato.
 l’arsura, in giro; un martin pescatore
volteggia s’una reliquia di vita.
  la buona pioggia è di là dallo squallore,
 ma in attendere è gioia più compita.

ossi di seppia

upupa

 ilare uccello calunniato

dai poeti, che roti la tua cresta

sopra l'aereo stollo del pollaio

e come un finto gallo giri al vento

nunzio primaverile  upupa  come

per te il tempo s'arresta

non muore più il febbraio

come tutto di fuori si protende

al muover del tuo capo,

   aligero folletto  e tu lo ignori.

ossi di seppia  1920 - 1927  

 

IN DIARIO  - SATURA  -  occasioni - BUFERA -  QUADERNO DI 4 ANNI  -   LA CASA DI OLGIATE  . . .   MONTALE   HA SCRITTO VERSI   ALLEGORIE   METAFORE   O   INCISI PER    

ELEFANTI   -   CANE  -     pesce pilota  -  passeri  -  colombe  -  gabbiano reale  -  cerbiatta - leone  -  muflone  -   cigno -  TARTARUGA  -  pipistrello  -  rana  -  ramarro   -  scoiattolo  -   gatto incappucciato  -  trota  -   cicala  -  formica  -  PAGURO  -  PESCI RONDINE  -  TESTUGGINE   -   anguilla  -  merli  -  serpi  -  Falchetto  -   FAMIGLIA DI GATTI  - martin pescatore  -   gufo  - upupa  -    piccioni  -   ghiandaie   -  gallo cedrone

 

 

il rondone

audio  lettura EM     

 

raccolto sul marciapiede
aveva le ali ingrommate di catrame
non poteva volare.
gina che lo raccolse   sciolse quei grumi
con batuffoli d'olio e di profumi,
gli pettinò le penne lo nascose
in un cestino appena sufficiente
a farlo respirare.
lui la guardava quasi riconoscente
da un occhio solo. l'altro non si apriva.
poi gradì mezza foglia di lattuga
e due chicchi di riso. dormì a lungo.
il giorno dopo all'alba riprese il volo
senza salutare.
lo vide la cameriera del piano di sopra.
che fretta aveva fu il commento. e dire
che l'abbiamo salvato dai gatti. ma ora forse
potrà cavarsela.

diario 71 e 72

https://youtu.be/EBxlUy7MsCU  - legge EM

 

il gallo cedrone

dove t'abbatti dopo il breve sparo

(la tua voce ribolle   rossonero

salmì di cielo e terra a lento fuoco)

anch'io riparo  brucio anch'io nel fosso.

chiede aiuto il singulto. era più dolce

vivere che affondare in questo magma

più facile disfarsi al vento che

qui nel limo  incrostati sulla fiamma. 

sento nel petto la tua piaga  sotto

un grumo d'ala   il mio pesante volo

tenta un muro e di noi solo rimane

qualche piuma sull'ilice brinata.

zuffe di nidi, amori, nidi d'uova

marmorate  divine! ora la gemma

delle piante perenni  come il bruco

luccica al buio, giove è sotterrato. 

bufera e altro  1940 - 1954

 

gufo

arremba su la strinata proda
le navi di cartone, e dormi,
fanciulletto padrone: che non oda
tu i malevoli spiriti che veleggiano a stormi.
nel chiuso dell'ortino svolacchia il gufo
e i fumacchi dei tetti sono pesi.
l'attimo che rovina l'opera lenta di
mesi giunge: ora incrina segreto,

ora divelge in un buffo.
viene lo spacco; forse senza strepito.
chi ha edificato sente la sua condanna.
è l'ora che si salva solo la barca in panna.
amarra la tua flotta tra le siepi.

ossi di seppia

porcospino

a pianterreno

scoprimmo che al porcospino

piaceva la pasta al ragù.

veniva a notte alta, lasciavamo

il piatto a terra in cucina.

teneva i figli infruscati

vicino al muro del garage.

erano molto piccoli, gomitoli.

che fossero poi tanti

il guardia sempre alticcio non n’era sicuro.

più tardi il riccio fu visto

nell’orto dei carabinieri.

non c’eravamo accorti

di un buco tra i rampicanti.

l'opera in versi

 

 

piccione

di un natale metropolitano

un vischio fin dall'infanzia sospeso grappolo

di fede e di pruina sul tuo lavandino

e sullo specchio ovale ch'ora adombrano

i tuoi ricci bergére fra santini e ritratti

di ragazzi infilati un po’ alla svelta

nella cornice, una caraffa vuota

bicchierini di cenere e di bucce

le luci di mayfair poi a un crocicchio

le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi

non più guerra né pace il tardo frullo

di un piccione incapace di seguirti

sui gradini automatici che ti slittano in giù...

la bufera e altro

 

 

merli serpi

formiche cicale picchi

meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
osservare tra frondi il palpitare
lontosservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare di cicale dai calvi picchi.
e andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'é tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

ossi di seppia

 

 

 

uccello di mare

sotto l'azzurro fitto del cielo

qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai

perché tutte le immagini portano scritto

più in là !
ossi di seppia     MAESTRALE

i falchi

sempre troppo lontani dal tuo sguardo
raramente li hai visti davvicino.
uno a étretat che sorvegliava i goffi
voli dei suoi bambini.
due altri in grecia sulla via di delfi.
una zuffa di piume soffici due becchi giovani
arditi e inoffensivi
ti piaceva la vita fatta a pezzi
quella che rompe dal suo insopportabile
ordito

satura 1962 - 1970

 

 

gabbiani

ali contr'ali ondanti bianco grigie
frullali contr'ali ondanti bianco grigie
frullanti spole nel giro degli occhi
croci rotanti all'aria che le porta.
è deserta la foce affondato
Il sole ogni voce s'ammorta.
meno pesanti giungono i rintocchi.
li tiene uno sbattio di sbarrate ali.
ali ed ali contro al nascimento
dei lumi nell'ora chiara ancora
sciamar d'esseri volti all'avvento
d'un'astrale scintillante flora.
ali ali ali morbida tomba
al tuo finire fratello
oh ti cullino come il mare un burchiello!
l'onda più sulla spiaggia non rimbomba.

tutte le poesie 

 


i gabbiani di cardarelli

 

il cavallo

io non sono il cavallo

di caracalla come benvolio crede

non corro il derby  non mi cibo di erbe

non fui uomo di corsa ma neppure di trotto.

tentai di essere

un uomo e già era troppo

per me   -  e per lui

diario 71 e 72

 

 

 

nel parco di caserta
dove il cigno crudele

si liscia e si contorce
sul pelo dello stagno tra il fogliame
si risveglia una sfera  - dieci sfere
una torcia dal fondo -  dieci torce
- e un sole si bilancia
a stento nella prim'aria.

occasioni - venus.unive.it

l'anguilla 
 la sirena
dei mari freddi che lascia il baltico
per giungere ai nostri mari
ai nostri estuari, ai fiumi
che risale in profondo
sotto la piena avversa
di ramo in ramo e poi
di capello in capello, assottigliati
sempre più addentro sempre più nel cuore
del macigno filtrando
tra gorielli di melma finché un giorno
una luce scoccata dai castagni
ne accende il guizzo in pozze d'acquamorta,
nei fossi che declinano
dai balzi d'appennino alla romagna
l'anguilla torcia frusta
freccia d'amore in terra
che solo i nostri botri o i disseccati
ruscelli pirenaici riconducono
a paradisi di fecondazione;
l'anima verde che cerca
vita là dove solo
morde l'arsura e la desolazione
la scintilla che dice
tutto comincia quando tutto pare
incarbonirsi bronco seppellito
l'iride breve, gemella
di quella che incastonano i tuoi cigli
e fai brillare intatta in mezzo ai figli
dell'uomo immersi nel tuo fango puoi tu
non crederla sorella?

bufera e altro 1950 - 1954
https://youtu.be/gj6aHnmDIK4  - legge em

 


nella serra
S'empì d'uno zampettìo
di talpe la limonaia,
brillò in un rosario di caute
gocce la falce fienaia.
S'accese sui pomi cotogni,
un punto, una cocciniglia,
si udì inalberarsi alla striglia
il poney - e poi vinse il sogno.
Rapito e leggero ero intriso
di te, la tua forma era il mio
respiro nascosto, il tuo viso
nel mio si fondeva, e l'oscuro
pensiero di Dio discendeva
sui pochi viventi, tra suoni
celesti e infantili tamburi
e globi sospesi di fulmini
su me, su te, sui limoni ...

la bufera e altro - silvae

 

 

 

il paguro

IL PAGURO NON GUARDA PER IL SOTTILE

SE S'INFILA IN UN GUSCIO CHE NON E' IL SUO.

MA RESTA UN EREMITA. IL MIO MALE E'

CHE SE MI SFILO DAL MIO NON POSSO ENTRARE NEL TUO.

DIARIO 71-72

 

 

 

l'estate
L’ombra crociata del gheppio pare ignota
ai giovinetti arbusti quando rade fugace.
E la nube che vede ? Ha tante facce
la polla schiusa .
Forse nel guizzo argenteo della
trota
controcorrente
torni anche tu al mio piede fanciulla morta
Aretusa .
Ecco l’òmero acceso, la pepita
travolta al sole
la
cavolaia folle, il filo teso
del
ragno su la spuma che ribolle -
e qualcosa che va e tropp’altro che
non passerà la cruna ...
Occorrono troppe vite per farne una.

1935

 

 

 

 

 

       ode al gatto     

 

altri autori             home

il cagnetto
Nei miei primi anni

abitavo al terzo piano
e dal fondo del viale di pitòsfori
il cagnetto Galiffa mi vedeva
e a grandi salti dalla scala a chiocciola
mi raggiungeva. Ora non ricordo
se morì in casa nostra e se fu seppellito
e dove e quando. Nella memoria resta
solo quel balzo e quel guaìto né
molto di più rimane dei grandi amori
quando non siano disperazione e morte.
Ma questo non fu il caso del bastardino
di lunghe orecchie che portava un nome
inventato dal figlio del fattore
mio coetaneo e analfabeta, vivo
meno del cane, è strano, nella mia insonnia.

 

 

 

provo rimorso

per avere schiacciato
la zanzara sul muro, la formica
sul pavimento .
Provo rimorso ma eccomi in abito scuro
per il congresso, per il ricevimento .
Provo dolore per tutto, anche per l’ilota
che mi propina di partecipazione
dolore per il pezzente a cui non do l’elemosina
dolore per il demente che presiede il consiglio
d’amministrazione .

satura 1971

 

 

 

vedo un uccello fermo sulla grondaia
può sembrare un piccione ma è più snello
e ha un po’ di ciuffo o forse è il vento
chi può saperlo, i vetri sono chiusi  .
Se lo vedi anche tu, quando ti svegliano
i fuoribordo, questo è tutto quanto
ci è dato di sapere sulla felicità  .
Ha un prezzo troppo alto, non fa per noi e chi l’ha
non sa che farsene  .

satura

 

 

 

di un gatto sperduto

il povero orfanello

non s'era ancora inselvatichito

se fu scacciato dal condominio

perchè non lacerasse les moquettes con gli unghielli

me ne ricordo ancora passando per quella via

dove accaddero fatti degni di storia

ma indegni di memoria.

fors'è che qualche briciola voli per conto suo

quaderno di quattro anni

 

 

accanto ai muri

resiste il brivido vivo del gatto bianco

che s'indugia all'aperto tra l'arduo fogliame

che sfiora la duna e alle tenebre s'impiglia

 

 


diario postumo

 

 

*

Satura - Da Montale alla lirica contemporanea - maria borio
Questo saggio offre una lettura originale di Satura sviluppando una stimolante analisi anche in rapporto alla storia della poesia italiana dagli anni Sessanta agli anni Settanta. Interessante la parte in cui si fa un confronto con la poesia americana. Il testo presuppone una buona conoscenza di Montale ed è consigliabile agli studiosi e agli amanti della poesia

inmondadori.it - 2013
Tra i libri più significativi della storia della poesia si riconoscono alcune raccolte rivoluzionarie per le intuizioni e il messaggio che contengono e per il valore di classico che hanno assunto nel tempo. Queste raccolte sono i testimoni di una storia di forme che senza la loro presenza spesso non potrebbe svilupparsi. Non rappresentano solo chiavi di lettura importanti per il percorso poetico dei singoli autori, ma anche per analizzare l’evoluzione dei testi letterari. Satura è un libro fondamentale per la poesia italiana: può essere studiato non solo secondo gli aspetti intrinseci che caratterizzano la fisionomia dello stile tardo di Montale, ma anche come lente diacritica attraverso cui osservare, da una prospettiva di straniamento, il mutare delle forme nella lirica del secondo Novecento. Uso la formula poesia-ponte per descrivere l’aspetto di Satura che ritengo più significativo, ossia la possibilità di analizzare la raccolta in virtù della sua condizione interstiziale, legata al ruolo che il libro ricopre in relazione a tre aspetti chiave : a) lo sviluppo dell’opera montaliana da una prima stagione a una seconda ; b) il cammino di distanziamento della poesia moderna dalla poesia pura; c) il sistema di rapporti e di influssi che intercorrono tra la raccolta, le tendenze affermatesi progressivamente negli anni successivi alla Bufera e quelle che si sviluppano dopo l’uscita di Satura.
da prefazione  -  luigia sorrentino - poesia.blog.rainews24.it - 2013



                                        
    L’arte è la forma di vita di chi propriamente non vive

*


Riviere
bastano pochi stocchi d'erbaspada
penduli da un ciglione
sul delirio del mare
o due camelie pallide
nei giardini deserti
e un eucalipto biondo che si tuffi
tra sfrusci e pazzi voli
nella luce
ed ecco che in un attimo
invisibili fili a me si asserpano
farfalla in una ragna
di fremiti d'olivi, di sguardi di girasoli.
Dolce cattività, oggi, riviere
di chi s'arrende per poco
come a rivivere un antico giuoco
non mai dimenticato.
Rammento l'acre filtro che porgeste
allo smarrito adolescente, o rive
nelle chiare mattine si fondevano
dorsi di colli e ciclo; sulla rena
dei lidi era un risucchio ampio, un eguale
fremer di vite
una febbre del mondo; ed ogni cosa
in se stessa pareva consumarsi.
Oh allora sballottati
come l'osso di seppia dalle ondate
svanire a poco a poco
diventare
un albero rugoso od una pietra
levigata dal mare; nei colori
fondersi dei tramonti; sparir carne
per spicciare sorgente ebbra di sole,
dal sole divorata ...
Erano questi
riviere, i voti del fanciullo antico
che accanto ad una rósa balaustrata
lentamente moriva sorridendo.
Quanto, marine, queste fredde luci
parlano a chi straziato vi fuggiva.
Lame d'acqua scoprentisi tra varchi
di labili ramure; rocce brune
tra spumeggi; frecciare di
rondoni
vagabondi ...

Ah, potevo
credervi un giorno o terre,
bellezze funerarie, auree cornici
all'agonia d'ogni essere.
Oggi torno
a voi più forte, o è inganno, ben che il cuore
par sciogliersi in ricordi lieti - e atroci.
Triste anima passata
e tu volontà nuova che mi chiami
tempo è forse d'unirvi
in un porto sereno di saggezza.
Ed un giorno sarà ancora l'invito
di voci d'oro, di lusinghe audaci
anima mia non più divisa. Pensa
cangiare in inno l'elegia; rifarsi
non mancar più.
Potere
simili a questi rami
ieri scarniti e nudi ed oggi pieni
di fremiti e di linfe
sentire
noi pur domani tra i profumi e i venti
un riaffluir di sogni, un urger folle
di voci verso un esito; e nel sole
che v'investe, riviere
rifiorire !

ossi di seppia 1925

http://eugeniomontale.xoom.it/ps_riviere.html
https://youtu.be/pS4XM21LK2M
  - introduzione v.gassman

 

 

 

 

Voce giunta con le folaghe

Poiché la via percorsa, se mi volgo, è più lunga
del sentiero da capre che mi porta
dove ci scioglieremo come cera
ed i giunchi fioriti non leniscono il cuore
ma le vermene, il sangue dei cimiteri,
eccoti fuor dal buio
che ti teneva,
padre, erto ai barbagli
senza scialle e berretto, al sordo fremito
che annunciava nell'alba
chiatte di minatori dal gran carico
semisommerse, nere sull'onde alte.

L'ombra che mi accompagna
alla tua tomba
, vigile
e posa sopra un'erma ed ha uno scarto
altero della fronte che le schiara
gli occhi ardenti e i duri sopraccigli
da un suo biocco infantile
l'ombra non ha più peso della tua
da tanto seppellita, i primi raggi
del giorno la trafiggono, farfalle
vivaci l'attraversano, la sfiora
la sensitiva e non si rattrappisce.

L'ombra fidata e il muto che risorge
quella che scorporò l'interno fuoco
e colui che lunghi anni d'oltretempo
(anni per me pesante) disincarnano,
si scambiano parole che interito
sul margine io non odo: l'una forse
ritroverà la forma in cui bruciava
amor di Chi la mosse e non di sè
ma l'altro sbigottisce e teme che
la larva di memoria in cui si scalda
ai suoi figli si spenga al nuovo balzo.

- Ho pensato per te, ho ricordato
per tutti. Ancora questa rupe
tu tenta? Sì. la bàttima è la stessa
di sempre, il mare che ti univa ai miei
lidi da prima che io avessi l'ali
non si dissolve. Io le rammento quelle
mie prode e pur son giunta con le fòlaghe
a distaccarti dalle tue. Memoria
non è peccato fin che giova. Dopo
è letargo di talpe, abiezione

che funghisce su sè ... -
Il vento del giorno
confonde l'ombra viva e l'altra ancora
riluttante in un mezzo che respinge
le mie mani, e il respiro mi si rompe
nel punto dilatato, nella fossa
che circonda lo scatto del ricordo.
Così si svela prima di legarsi
a immagini, a parole, oscuro senso
reminiscente, il vuoto inabitato
che occupammo e che attende fin ch'è tempo
di colmarsi di noi, di ritrovarci ...

la bufera - parte quinta - silvae

 

 

*

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