giorgio bassani

 

lasciamiti vedere
piantala
di tirarti indietro
sulla sedia di plastica
di mostrarmi soltanto
la punta del nasino
di sotto in su
i bianchi degli occhi

epitaffio

 

 

 

 

 


la ferrara di giorgio bassani
A un tratto l'inverno, che fino a quell'epoca s'era mostrato mite, si fece rigidissimo, comincio' a nevicare circa gli ultimi di dicembre e continuo' ininterrotta neve e neve fino alla Epifania.
Ci fu un breve intervallo di sole,quasi di caldo primaverile, la neve cominciava a sciogliere, e la vecchia che era nel letto per una fastidiosa influenza sopraggiuntale ai primi freddi ascoltava inorecchita le biciclette passare per la via in un fradicio rumore d'acqua destata.
sroria di debora - racconti - diari - cronache -  pag 211
fb/fondgb



E riapprodi, ogni notte
al mio carcere. Hai nere
risa rauche,  rotte …

Dunque lascia il tuo Regno
per me.   Qui so ad un chiuso
lume,  aprirmi al tuo sdegno.
Qui no  non mi ricuso.

Non mancare.  T’aspetto.
Averti qui a convito
ogni notte  fu il vecchio
mio vanto.   Oggi è il mio vizio.

Chissà  - tenti -    e se questo
nostro vivere fosse un sogno ?
Un alibi, un pretesto ? …

fb/fondazionebassani

DOVE VIVI?
Dove vivi? - mi chiede corrugando

la fronte e stringendo le palpebre –

Dov’è che diavolo stai?

A Roma ? A Ferrara ?

Laggiù  a Maratea ?

Oppure nuovamente altrove ?

Nessuno pensando a te

saprebbe darti oggi il più
piccolo posto un po’ tuo

- conclude –

proprio tu che fino
all’altro ieri soltanto
non ne hai abitato

in fondo che uno
in gran segreto - 1978

 ispirata ad anne marie sthelein

americana che viveva a parigi

con cui aveva una relazione

fb/fondgb

 

 

 


DAL CARCERE

Dalle torri di Ferrara
vola ormai la dolce luce,
ma a una grata nera, avara,
chi ti volge, chi ti induce
o carezza della sera?
Chi risponde a una preghiera,
ad un pianto abbandonato
con quest'esile fanfara?
Oh non cada sera, alcuna
notte mai se non vi porti
per lo spazio, per la bruma,
suoni deboli e distorti,
rari, trepidi segnali
quando l’ore son più eguali,
quando più lontano è il giorno
e ogni nome è sopra il mare.
te lucis ante 1946

un'altra libertà 1951

 teche.rai.it/poesia-dal-carcere - legge gb

L’Arte, lo sappiamo

è sempre uguale a sé stessa

Sta là, diversa dalla Vita anzi il suo contrario

a ricordarci della Vita  

e talvolta addirittura

a restituircela
fb/gb - 2016

 

 

 

 

 

preludio
Lascia ch’io ti ricordi
se ritarda l’inverno,
se ancora mi rimordi,
se mi tiene il tuo inferno.
Trascorre il fuoco crudo
della luna sul grano.
Nel folto, ascoso e nudo,
il tuo riso arde piano.
Lascia ancora la voce
tua chiamarmi: io ti sento.
O mi porgi un’atroce
speranza il tuo silenzio.
Calda nei tuoi capelli
come un mite tesoro,
tu respiri coi cieli,
dormi serena in loro.
Lascia che nel profilo
che ti chiude io colga
la cifra che risolva
in un canto il mio grido.
Ma tu calma fermenti
pigra e opaca dal cuore.
Sei muta come un fiore.
Non odi, non rammenti.

poesie complete - gb

 

 

 

 

 

Davvero cari

non saprei dirvelo

attraverso quali strade

cosi di lontano

io sia riuscito

dopo talmente tanto tempo

a tornare

Vi dirò soltanto

che mi lasciai pilotare nel buio

da qualcheduno

che m'aveva preso

in silenzio per la mano

 

 

VERSO FERRARA
Questa è l’ora

che vanno per calde erbe infinite
nel mio paese gli ultimi treni

con fischi lenti
salutano la sera

affondano indolenti
in sonni dove tramontano

rosse città turrite.
Dai finestrini aperti

il vino delle marcite
monta al madido

specchio delle povere panche
dei giovanili amanti

scioglie le dita stanche
fa deserte di baci le labbra inaridite
storie dei poveri amanti  1939-1945

 

 

Monselice
A Monselice il vento va
sempre come dal mare .
Gira il treno al largo, non sa
forse come approdare.
Monselice, colle celeste
fronte pura e lontana
ricordo, di te, fra le meste
casupole, una fontana
A Monselice, anche a giugno
la primavera non è senza nebbie .
Con foglie e foglie l’autunno .
L’inverno è tutto una sera .
Ma, l’estate, i tigli lungo la strada
di Rovigo?. Al loro quieto
stormire la luna m’amava
quand’ero ragazzo, in segreto .

primi versi - 1942

 

 

I luoghi dove si ha pianto

dove si ha sofferto

e dove si trovarono

molte risorse interne

per sperare e resistere

sono proprio quelli

a cui ci si affeziona

di più
fb/radio3rai - 2016

 

 

 

tutti viviamo

come nemici assediati
dentro un mastio di ferro .
questa strada è irta di sassi :
ne siamo tutti viaggiatori .
io vi dico : curviamoci sui nostri passi
sulle nostre lanterne da minatori .

primi versi - i carbonari

.
La verità è che i luoghi dove si ha pianto, dove si ha sofferto
e dove si trovarono molte risorse interne per sperare e resistere
sono proprio quelli a cui ci si affeziona di più

cinque storie ferraresi - dentro le mura
.
Il pericolo - io lo considero un pericolo,  che la gente di oggi, che i giovani di oggi, si dimentichi di quello che è stato, si dimentichi di dove siamo venuti, c'è! Io lo considero un pericolo .    Anzi, ritengo che uno dei compiti della mia arte, se l'arte può avere un compito, è quella di evitare un danno di questo tipo .    Garantire la memoria, il ricordo  .
Noi veniamo da una delle esperienze, per noi intendo gli scrittori della mia generazione ma anche noi tutti, gli italiani, veniamo da una esperienza di una gravità eccezionale .   Siamo passati attraverso una delle esperienze più terribili che abbia avuto l'umanità .    Pensi ai campi di sterminio, niente è stato mai immaginato di più atroce e di più assoluto .   
Ebbene la vita continua, tende a dimenticare ma i poeti sono qua per garantire che l'oblio non accada, non succeda  .
fb/fondazionegb

Bisogna che l’Europa si renda conto della sua realtà spirituale e culturale  :
siamo un mondo diversi e di uguali, quindi di uomini liberi   
Nessuno deve ritenersi superiore, diverso si, ma non superiore  ...  
La ricchezza dell’Europa sta nella molteplicità dei suoi talenti e delle sue vocazioni

la voce repubblicana 15.6.1984



Chi non ricorda a Ferrara la notte del 15 dicembre 1943 ?   
Chi potrà mai dimenticare, finché avrà vita, le lentissime ore di quella notte? ... Le vittime della rappresaglia erano dieci, venti, cinquanta, cento ... Ad abbandonarsi ai pronostici più disperati sembrava davvero, in principio, che non solo Corso Roma, ma tutto il centro della città fosse seminato di morti.    Ci volle dell’altro tempo ... soltanto allora fu possibile sapere con precisione numero e identità degli uccisi. Erano undici: riversi in tre mucchi lungo la spalletta della Fossa del Castello ... e per contarli e riconoscerli, da parte dei primi che avevano osato accostarsi ... era stato necessario rivoltare sulla schiena coloro che giacevano bocconi, nonché separare l’uno dall’altro quelli che, caduti abbracciandosi, facevano tuttora uno stretto viluppo di membra irrigidite.    E ci fu appena il tempo, in realtà, di contarli e riconoscerli ... Ai presenti non erarimasto che ritirarsi lentamente verso le opposte estremità del corso Roma: e di qui, tenendo tuttavia d’occhio i quattro militi che laggiù in fondo ... montavano la guardia ai morti imbracciando i mitra, far sapere per telefono all’intera città quello che avevano visto e rischiato.    Orrore, pietà, paura folle: c’era questo nell’impressione che l’annuncio dei nomi dei fucilati destò in ogni casa.     Non erano che undici, è vero.      Ma si trattava di persone troppo note, in città, di persone delle quali, oltre ai nomi, si conoscevano troppo bene infiniti particolari del fisico e del morale ... troppo familiari, troppo legate ad ognuno, per mille legami, erano le undici vittime dell’eccidio - troppo intrecciate, le loro esistenze modeste, alle modeste esistenze di ognuno - perché la loro fine non sembrasse di primo acchito un evento spaventoso, di una efferatezza quasi irreale.
fondazione bassani
.
Erano stati due schiaffi, che, dopo qualche momento di muto stupore, avevano risposto fulminei alle domande insistenti ... Ma a quelle domande avrebbe potuto anche rispondere un urlo furibondo, disumano:così alto che tutta la città, per quanta ancora se ne accoglieva oltre l'intatta, ingannevole quinta di via Mazzini fino alle lontane Mura sbrecciate, l'avrebbe udito con orrore .
fb/gb - una lapide in via mazzini - 1956




... fin da principio ho sempre incontrato la massima difficolta
non dico a realizzare, nel senso cézanniano del termine, ma semplicemente a scrivere

no.   purtroppo, il famoso 'dono' io non l'ho mai posseduto
ancora adesso, scrivendo, incespico su ogni parola, a metà di ogni frase rischio di perdere la bussola
faccio, cancello, rifaccio, cancello ancora    
all'infinito

... gb ... da : laggiù. in fondo al corridoio - l'odore del fieno


In life, if one wants seriously to understand how the world works

he must die at least once

...

Even in a city as small as Ferrara, you can manage, if you like

to disappear for years and years, one from another

living side by side like the dead
 the garden of the finzi-continis - 1962

 

la vita è musicale, si sa

Sui suoi temi fondamentali, sulle sue frasi più intense, non ama indugiare
prefazione gattopardo   -   fb/fondgb

 

 

effetti di sgomento metafisico

da una fotografia minuziosa della provincia

italo calvino

 

Giorgio Bassani

era un uomo riservato, timido, schivo, un uomo discreto
Lo definirei un uomo di buone maniere
Queste buone maniere non erano casuali
erano buone maniere

che affondavano in un profondo senso civile e nella cultura

giorgio montefoschi - scrittore - letteratura.rai.it

 

 

 

 

SONO ITALIANO - NON HO DUE PATRIE

da intervista di ennio cavalli - 1982

 

    

 

Ad ogni modo sia ben chiaro :

niente di più dissimile della Milano di Hemingway da quella di Manzoni

dove, se la morte e il dolore corrono le strade, ogni donna ha però il viso di Lucia

fb/fondazionegb

 

     

A Ferrara, nel cortile del Liceo classico L. Ariosto

dove nel Rinascimento erano gli orti di Palazzo Da Castello

il 4 marzo del 2003, anniversario della nascita di Giorgio Bassani, è stata piantata una magnolia

in ricordo dell’antico studente

fb/fondazione GB

 

La magnolia che sta giusto nel mezzo
del giardino di casa nostra a Ferrara è proprio lei
la stessa che ritorna in pressoché tutti i miei libri.
La piantammo nel ’39 pochi mesi dopo la promulgazione
delle leggi razziali con cerimonia
che riuscì a metà solenne e a metà comica
tutti quanti abbastanza allegri se Dio vuole
in barba al noioso ebraismo
metastorico.
Costretta fra quattro impervie pareti
piuttosto prossime crebbe
nera luminosa invadente
puntando decisa verso l’imminente cielo
piena giorno e notte di bigi
passeri di bruni merli
guatati senza riposo giù da pregne gatte

nonché da mia madre
anche essa spiante indefessa da dietro
il davanzale traboccante ognora
delle sue briciole.
Dritta dalla base al vertice come una spada
ormai fuoresce oltre i tetti circostanti ormai può guardare
la città da ogni parte e l’infinito
spazio verde che la circonda
ma adesso incerta lo so lo vedo
d’un tratto espansa lassù

sulla vetta d’un tratto debole
nel sole
come chi all’improvviso non sa

raggiunto che abbia il termine d’un viaggio lunghissimo
la strada da prendere che cosa fare
epitaffio  - le leggi razziali - 1974   

facebook.com/fondazionegiorgiobassani/videos - GB legge 'le leggi razziali' davanti alla magnolia di cisterna del follo 1

 

studio di GB

foto marco caselli nirmal - fb/gb

.

 

A mio parere, il rapporto tra scrittore e pubblico deve essere di tipo religioso :   lo scrittore è responsabile davanti alla società alla quale si rivolge .   Il suo ruolo consiste nell'esorcizzare la passione, nel rimuovere dalla natura umana il pericolo che non smetterà di minacciarla .    Lo scrittore è colui che più di tutti soffre della duplice qualità di essere passionale e ragionevole .    Parlare agli altri, in una lingua che esprime al contempo passione e ragione, questa è la sua funzione .
dominique fernandez l’express 23.8.1962 - interviste 1955-1993 - books.google.it
.
io non cambio mai penna   
non ho una penna per la prosa
una penna per la poesia
una penna per i saggi critici
una penna per le lettere
sono sempre io
  -gb
IV copertina
.

negli anni d'oro della mia gioventù
a quante sublimi auree cose credevo
con mica troppo  -  ahimè  -  coraggio di crederci  !
adesso quasi vecchio

quasi completamente incredulo
ne ho tanto però di coraggio

.

Perché la poesia non è il fiore sul vulcano

Brama il contento, esige le strutture

È il riflesso della vita, la prova della vita

E, proprio come la vita, non è mai pura

.

Noi, credo, teniamo della natura disgraziata dei poeti, tutti senso e lotta

.

 

GIORGIO BASSANI  - IL PROFESSORE   ' FUORI LE MURA '

 

 

giorgio bassani

bologna 4 marzo 1916 - roma 13 aprile  2000

uno stesso unitario mondo fantastico di poesia prosa racconti ROMANZI . le liriche sono intrise di dolorosa virile autoironia. vertici di un'esperienza poetica che si qualifica per la propria assoluta  irripetibile unicità.   fu arrestato come partigiano ed ebreo .

 

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